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Porto illecito di armi

Vi erano degli specifici bandi volti a limitare la circolazione delle armi. Questi bandi dovevano essere esposti nei luoghi pubblici (come le osterie) in modo ben visibile e la mancata affissione comportava una penale. Paolo Pini, un oste di Palaia, l'11 aprile 1726 venne inquisito perché

trovato il p.mo senza il Bando che proibisce a Forestieri la delaz.e dell'Arme da fuoco affisso in forma che si potesse leggere, 2d.º la disposizione della Legge, del che avendone fattone la Fede al 2d.º, e Compagni, esso 2d.º con mentito Nome, e Carattere d'Arturo Veranio [...] Test.e firmasse di proprio Pugno data fede [1]

il secondo a cui si fa riferimento è un tale Miniato di Gio. Fran.co Maffei, un famiglio della squadra di Lari, multato in lire 50.
Filippo Orsini, abitante di Palaia, fu condannato a due tratti di fune, a una multa di 50 lire ed alla perdita dell'arma per

aver recata in tal tempo di notte la Coltella corta senza l'accompagnatura d'altrarme lunga contro la disposiz.e del Bando dei Pugnali corti del 1684 e per aver q.lla evaginata per offendere [2]

Tale bando probabilmente aveva lo scopo di far sapere subito (e non solo agli uomini della legge) se chi si aveva di fronte era armato oppure no, visto che verosimilmente si poteva occultare un pugnale ma non un' "arma lunga".
Nonostante le varie proibizioni, è lecito affermare che spade e pugnali circolassero assai familiarmente, anche fra i non descritti. Durante gli interrogatori a proposito di casi in cui lame o archibugi erano stati usati (anche per minacciare) e si chiedeva ai testimoni di darne una descrizione, più di una volta si è parlato di "spada lunga da contadini". Sembrerebbe dunque che in molte case, magari occultate, fossero possedute delle armi. Alessandro di Giulio Busdraghi, abitante in Peccioli, venne incarcerato per aver ridotto "in pericolo di storpio" Pier Gio. di Filippo Fantozzi, avendogli quasi reciso il dito pollice della mano sinistra. I due si trovarono a "veglia" la sera del 17 settembre 1735 nella casa di Matteo Malpensi; il primo vi si recava per trovare Lessandra figlia del padrone di casa. "Io ci andavo a veglia, che mi spassavo il tempo facendo un pocolino all'Amore con la suddetta Lessandra", l'altro vi si presenta in compagnia di un ex-spasimante "Domenico Citi poi anco lui veniva per farmi torto, e voleva fare anche lui all'amore con detta Lessandra". Venuti a male parole durante la serata, sulla strada del ritorno si ingiuriano nuovamente arrivando ad una colluttazione. È interessante constatare che tutti i testimoni dell'alterco verbale e della rissa, affermano che

Domenico Citi non è soldato, e nessuno di quelli che erano presenti a detta rissa sono soldati [...], e non sò però precisamente se sia soldato il suddetto Busdraghi, vedo però che l'arme la porta continuamente, e di giorno, e di notte, cioè lo stocco, ed il pugnale [3]

Un altro interpellato alla domanda

se il suddetto Busdraghi sia solito usare arme, et quali glie l'abbia veduta altro che in detta sera

risponde

io l'hò veduto ancora a Peccioli colla spada, ad ancora del'altre volte, che non mi ricordo [4]

o ancora

Signore si che altre volte hò veduto la spada a detto Busdraghi, e di giorno e di notte per le strade, e a Castel Fiorentino, da tre, ò quattro volte [5]

Sembra evidente dunque che nonostante i vari divieti e proibizioni, si potesse circolare armati con una relativa tranquillità pur non essendone autorizzati; probabilmente in funzione di un'omertà reciproca. In molti dei casi di percosse o di ingiurie che in esse sfociano, vediamo la comparsa di strumenti di offesa; era abituale circolare di notte con bastoni o simili strumenti di difesa che nel bisogno potevano usarsi diversamente.

Approfondimento storico a cura di Diego Sassetti.
Questo approfondimento storico è parte del lavoro di Tesi svolto da Diego Sassetti per confrontare come si applicava la giustizia verso i cittadini comuni e quelli membri delle Bande Granducali, i così detti "Descritti". Il lavoro è stato pubblicato nel volume "Lari e il suo Tribunale", edito da CLD libri

Note:

[1] Archivio di Stato di Pisa, Vicariato di Lari, Filza n. 1213, p. 6v quaderno delle sentenze
[2] Archivio di Stato di Pisa, Vicariato di Lari, Filza n. 1216, p. 1v, quaderno delle sentenze
[3] Archivio di Stato di Pisa, Vicariato di Lari, Filza n. 1231, p.183r
[4] Archivio di Stato di Pisa, Vicariato di Lari, Filza n. 1231, p. 200v
[5] Archivio di Stato di Pisa, Vicariato di Lari, Filza n. 1231, p. 211v