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Danno dato

In molti dei casi di percosse o di ingiurie che in esse sfociano, vediamo la comparsa di strumenti di offesa; era abituale circolare di notte con bastoni o simili strumenti di difesa che nel bisogno potevano usarsi diversamente. Domenico Pippeschi fornaio di Cevoli fu processato perché

il di 9 del corrente mese di Giug.o 1737, Solennità dello Spirito Santo, si facesse lecito arbitrariam.e passare per un'Campo seminato a Veccia, granturco, e Fagioli di dd.i Doglianti, posto nel Com.e di Cevoli luogo detto Bulignano, con Causare qualche poco di Danno, con tal passo a detti Doglianti; Per il che essendo sgridato da d.o P.mo Dogl.te e avutosi ciò à male l'Inq.to, trovato quello in una Viottola sotto il Giardino de sig.ri Scorni, l'Ingiuriasse quattro, ò cinque volte in circa di Porco Sfondato, Birba Buggerona, e figlio d'un'Ladro, ammenandoli in tal atto con una Canna, che aveva il med.o Inquisito un'colpo alla volta del Capo, benche senza offesa di detto Dogliente [1]

Il caso esposto rientra nella categoria del "danno dato". In questa figuravano tutti i danneggiamenti contro terzi volontari e involontari. Si trattava di un crimine comune nella civiltà contadina che spesso non offriva altra risorsa di sopravvivenza che non fosse il furto campestre o il "danno dato", specie se si avevano più animali da sfamare ed un appezzamento di terreno inadeguato. Era un atto che comunque andava a pesare, il più delle volte, sulle spalle di persone altrettanto povere. Gli statuti erano molto severi contro chi "strapiantava" alberi per porli nella propria terra, si rischiava addirittura la galera a vita. Pene più miti erano ascritte a chi ardisse tagliare alberi domestici, castagni, querce fruttifere di "jande o iande" e viti col fine di farle seccare; queste erano sanzioni economiche applicate contando ogni singolo tronco danneggiato ed il numero di volte che l'infrazione era stata commessa.

Le multe per effrazioni commesse col favore del buio venivano raddoppiate, così come per i danni al "Bosco d'alcuna Università dj detta Podesteria" e per i crimini commessi da chi non fosse o abitasse familiarmente nella podesteria di Lari. Per evitare dispute riguardo al transito sui terreni ed a possibili danni da questo derivanti, vennero emanate alcune direttive una delle quali precisava che

Qualunque Persona, che havesse Possessioni, ò Beni, à quali non havessi Via da andarvi, possa, et à lui sia lecito andare à essa sua Possessione, ò Beni, per la , e su per la terra, et Beni de Vicini, uno, ò più, per luoghi, ne quali meno danno si faccia [2]

Queste leggi ovviamente non potevano però garantire il quieto vivere. Si riporta l'insolita inquisizione formulata contro Vincenzio Monteforti Cavalleggeri che cercò perfino di impedire il transito di un funerale

sapendo, che la Compagnia di detto luogo doveva andare a prendere un'morto, e per condurlo dovessero passare per un'viottolo di sua attenenza, e per impedire tal Cosa s'armasse di Terzetta, andasse sul Cimitero avanti la porta della Chiesa, a dove era radunata la Compagnia per andare a prendere il morto; dicesse, senza alcun'rispetto, e rigurdo Giura Dio Sagrato il morto non hà da passare per il mio viottolo, al che li fù replicato dal Sig.re Giovacchino Cevoli, che il morto doveva passare per la strada solita, e consueta, e presosi di Parole vicendevolmente s'ingiuriassero, e contro detto Monteforti d.o Sig.re Cevoli alzasse la mazza che aveva in mano per dare al Padre d.o Monteforti, Per il che d.o Inq.to mettesse mano alla Terzetta, e facesse atto di spianarla contro del Sud.o Sig.re Cevoli [3].

L'inquisito fu condannato a tre mesi di carcere per le ingiurie e per la detenzione dell'arma da fuoco davanti alla chiesa in dieci scudi e due tratti di fune.

Questo approfondimento storico è parte del lavoro di Tesi svolto da Diego Sassetti per confrontare come si applicava la giustizia verso i cittadini comuni e quelli membri delle Bande Granducali, i così detti "Descritti". Il lavoro è stato pubblicato nel volume "Lari e il suo Tribunale", edito da CLD libri.

Approfondimento storico a cura di Diego Sassetti

Note:

[1] Archivio di Stato di Pisa, Vicariato di Lari, Filza n. 1234, p 15r.

[2] Archivio di Stato di Pisa, Comune di Lari, Filza n. 31, p. 24v.

[3] Archivio di Stato di Pisa, Vicariato di Lari, Filza n. 1227, p.4v, quaderno delle inquisizioni.